Epigr. 10 Austin-Bastianini (P. Mil. Vogl. VIII 309, col. II 7-16)

2007; Q28193793; Volume: 160; Issue: 160 Linguagem: Italiano

ISSN

0084-5388

Autores

Francesca Angiò,

Tópico(s)

Ancient Mediterranean Archaeology and History

Resumo

Di recente Enrico Magnelli1 ha richiamato l'attenzione sull'epigramma 10 A.-B. attribuito a Posidippo di Pella, prendendo in esame la storia dei Nabatei all'inizio dell'et? ellenistica e le possibili finalit? della sezione litologica del P. Mil. Vogl. VIII 309. Poteva trattarsi, secondo lo studioso, di un ?nico epigram ma dal tono encomi?stico (non ? chiaro, infatti, se quello resta dei dieci versi comprendesse uno o due epigrammi): an?logamente hanno infatti carattere celebrativo i componimenti di dieci o pi? versi del vecchio e del nuovo Posidippo (19,63,74,78, *113,115,116 A.-B.). Vorrei qui proporre qualche nuova integrazione, con 1'ampio margine di incertezza legato alle condizioni estremamente precarie del testo. Al v. 8 l'integrazione oaKx?l^iov, 'anello', 'sigillo', in alternativa ad i\k\k\ov degli edd. prr. (com mente, p. 119: la proposta non viene registrata nell'editio minor), sembra pertinente, data l'appartenenza dei versi alia sezione [Xi0i]koc, e, in particolare, in base al confronto con Gcppriyti?a], 9,1 A.-B., epigramma dedicato ad un tiranno, Policrate di Samo, cos? come nel nostro ? ricordato un ?aai^etSc degli Arabi. Al v. 10, dove gli edd. prr. pensano a fi[aKpa?co]v, 'anziano', o ad un nome, M[?^i%o? ]v, M[??, i%o? ? ]v (commento, p. 119: la proposta viene registrata, e.g., nell'apparato dell'editio minor), sembra compatibile con lo spazio, calcolato sul rigo successivo, |x[aM)aKO? r|]v; in tal caso, si pu? presupporre un [o]? prima di Na?axaioc al v. 9. Per fx[a?,0aKO?, 'molle', da riferire al ?aoi^eiSc nabateo, si possono confrontare Cat. XI 5 Arabasve molles e Manil. IV 654 in mollis Arabas, IV 754 mollis Arabas, nonch? Dion. Per. 968, definisce gli Arabi a?po?ioi. Ancora al v. 10, completando con o?k il suggerimento di A. Casanova, ?]y?xa>v, dove gli edd. prr. propongono i7t7io][i?xcov2, gli Arabi, in relazione ad un episodio di sottomissione non meglio precisa bile da parte dei Tolemei, sarebbero definiti 'non invincibili', secondo il topos del nemico imbelle, alimentato dalla concezione moralistica identifica il lusso e la mollezza con lo scarso valore in guerra. Nel senso di 'invincibile' ?|na%o?, come anokz^oq nella stessa accezione, ? ben testimoniato in poesia: lo ricordo come uno degli epiteti di Dario nei Persiani di Eschilo (v. 855); in prosa, ? attribuito, p. es., al pop?lo dei Traci da Erodoto (V 3,l)3. Se ai vv. 9-10 si legge [o]? Na?axaioc / fi[a?0aKo? r|]v 'Apa?co[v o?k aty?xwv ?aai^euc, che era il molle re nabateo degli Arabi non (pi?) invincibili, o?)K ?lji?xcov unirebbe alia celebrazione dei Tolemei l'allusione politica agli insuccessi degli Antigonidi nella lotta contro i Nabatei4.

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