Artigo Revisado por pares

Flessibilità del mercato del lavoro e coesione sociale

2004; Volume: 71; Issue: 2 Linguagem: Italiano

10.1425/14634

ISSN

2612-0976

Autores

Mario Biagioli, Emilio Reyneri, Gilberto Seravalli,

Tópico(s)

Employment and Welfare Studies

Resumo

1. Introduzione A partire da un rapporto elaborato nel 1986 da un gruppo di esperti istituito presso l’OCSE e presieduto da Ralf Dahrendorf la flessibilita del mercato del lavoro ‐ intesa come «capacita degli individui e delle istituzioni di adattarsi alle nuove circostanze» (globalizzazione, crescente incertezza, ridotta efficacia delle tradizionali misure di controllo dell’economia) ‐ e diventata la risposta privilegiata alle necessita di «adeguare l’aggiustamento economico agli shock da offerta (energetici, inflazionistici, derivanti dal cambiamento della struttura del commercio e della finanza internazionale, ecc.), proseguire sul terreno dell’innovazione tecnologica, confrontarsi con i nuovi problemi sociali e migliorare la qualita del lavoro» (OCDE 1986). Anche l’Italia ha seguito questa ricetta, sia pure partendo un poco piu tardi di altri paesi. Da ormai un decennio le politiche del lavoro italiane sono volte all’inserimento di livelli crescenti di flessibilita. L’esperienza permette ormai di fare un bilancio degli effetti e valutare i pro e i contro delle riforme. In questo contributo vengono presentati, prima di tutto, argomenti atti a sfatare due luoghi comuni: i) che l’Italia abbia adottato politiche di flessibilita blande. Si argomentera, al contrario, che l’Italia ha marciato speditamente in tale direzione gia a partire dalla meta degli anni novanta e che, anzi, nell’ultimo anno ‐ a seguito dell’approvazione della legge 30/2003 e del d.lgs. 276/2003 ‐ le politiche del lavoro sono state indirizzate verso una vera e propria «deregolazione» con effetti rilevanti sulla composizione e sui comportamenti del mercato del lavoro (paragrafi 1 e 2); ii) che esista una sola via alla flessibilizzazione

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