Artigo Revisado por pares

La tragedia, senza la catarsi

1998; Brill; Volume: 43; Issue: 1 Linguagem: Italiano

10.1163/15685289860517784

ISSN

1568-5284

Autores

Pierluigi Donini,

Tópico(s)

Byzantine Studies and History

Resumo

E'difficile non trovarsi a sorridere di se stesso quando si presume di avanzare un'altra spiegazione per la catarsi di cui Aristotele parla nella definizione della tragedia in Poet. 6. Anche se il sorriso non mi e affatto mancato, tuttavia, facendo conto sulla comprensione del lettore per la debolezza umana oltre che sul suo spirito critico, proporro ora una spiegazione fondata sia sul riesame dei testi, sia su una riflessione intorno alla letteratura secondaria, specialmente la piiu recente, che sembra essere arrivata con l'ultimo saggio di S. Halliwell' a un punto di assoluta disperazione. Pur senza rifare la lunghissima storia della questione2 dovro tuttavia qua e la accennare ad alcuni momenti importanti della discussione. La tragedia e imitazione di un'azione seria e compiuta, dotata di una sua grandezza, in un linguaggio addolcito da abbellimenti distinti in ciascuna loro specie nelle diverse parti, eseguita da attori e non solo raccontata, (un'imitazione) che mediante la pieta e la paura compie la catarsi di siffatte passioni: e la definizione di Poet. 6, 1449b 24-28. Bisogna notare che Aristotele la introduce come se essa fosse il risultato delle cose gi'a dette (1449b 23), il che e sostanzialmente vero per tutte le parti della definizione, ma non per la clausola finale: nei cinque capitoli precedenti infatti non si e mai parlato ne di pieta, ne di paura, ne' di catarsi; donde l'ipotesi di alcuni3 che la clausola sia un'aggiunta posteriore (molto disattenta, pero!) di Aristotele e c'e quasi da meravigliarsi che nessuno

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