Artigo Revisado por pares

Intorno a Sebastiano: situazioni e personaggi tra Venezia e Roma

2012; Taylor & Francis; Volume: 81; Issue: 4 Linguagem: Italiano

10.1080/00233609.2012.729533

ISSN

1651-2294

Autores

Daniele Ferrara,

Tópico(s)

Renaissance Literature and Culture

Resumo

Click to increase image sizeClick to decrease image size Notes 1. G. Ludwig, Neue Funde im Staatsarchiv zu Venedig, in »Jahrbuch der Preussischen Kunstsammlungen«, Berlin, 24, 1903, Beiheft, pp. 110–118. 2. Vedi C. Barbieri, »A Roma si pesca offizii, piombi, capelli, e altre cose«: Sebastiano Luciani e l'officio del Piombo, in »The Burlington Magazine«, CL, 2008, 1258, pp. 35–36. 3. G. Robertson, Vincenzo Catena, Edinburgh 1954, pp. 10, 29–30. Su Catena vedi inoltre il numero monografico di »Studi giorgioneschi«, IV, 2000 e E.M. Dal Pozzolo, Appunti su Catena, in »Venezia Cinquecento«, 31, 2006, pp. 5–104. 4. G. Robertson, cit., p. 10; D. Ferrara in Giorgione. Mythos und Enigma, a cura di S. Ferino-Pagden, G. Nepi Scirè, Milano 2004, pp. 224–226; L. Puppi, Un Cristo portacroce per »Sebastian Viniziano«, in »Studi tizianeschi«, IV, 2006, pp. 149–161; L. Puppi, Tracce e scommesse per una biografia impossibile, in Giorgione, a cura di E.M. Dal Pozzolo, L. Puppi, Milano 2009, pp. 34–36. 5. Si concorda con Hirst da cui diverge M. Lucco in Sebastiano del Piombo 1485–1547, catalogo della mostra, Milano 2008, pp. 102–105. 6. Oratio ad Serenissimum Venetorum Principem Leonardum Lauredanum in commendationem Magnifici Andreae Lauredani [Venezia, de Vitalibus, 1504]. Sui rapporti fra Andrea, Leonardo Loredan e i camaldolesi, L. Olivato, L. Puppi, Codussi, Milano 1977; D. Ferrara, Il doge Leonardo Loredan nella tavola di Vincenzo Catena del Museo Correr di Venezia, in »Studi giorgioneschi«, cit., pp. 48–49. Ringrazio Antonio Mazzotta per la precisazione che il palazzo Grimani da cui provenne il ritratto Loredan di Giovanni Bellini a Londra era palazzo Grimani Calergi, ovvero quello fatto costruire da Andrea Loredan. Con Isabella Cecchini (Grimani Calergi, collezione, in Il collezionismo d'arte a Venezia. Il Seicento, a cura di L. Borean e S. Mason, Venezia 2007, pp. 278–279) si ritiene di non escludere che potesse essere rimasto qualcosa dell'originario arredo, fra cui i dipinti di grande formato quali la Fuga in Egitto e il Giudizio di Salomone. Con estrema prudenza c’è quindi da chiedersi se non possa essere stato Andrea Loredan a richiedere il celebre ritratto dogale, collegabile ai versi di Lidio Catti del 1502 (G. Pozzi, Sull'orlo del visibile parlare, Milano 1993, p. 169; Renaissance faces, catalogo della mostra, Londra 2008) e alla processione di Santa Maria Formosa. Considerando la contrapposizione fra i Loredan e i Grimani di Santa Maria Formosa, la riqualificazione da parte del doge Loredan, attraverso il nuovo abito, proprio del cerimoniale della festa della Candelora, che aveva luogo presso la chiesa di riferimento dei Grimani, potrebbe avere avuto un significato polemico verso quest'ultima famiglia il cui vertice, Antonio, era stato da poco processato e condannato all'esilio a Cherso dopo la sconfitta allo Zonchio (1499). Loredan e altri patrizi, fra cui Paolo Barbo, appoggiarono per il bene dello stato la progressiva riappacificazione con i Grimani e con il papato e ne furono espressione i temi sviluppati sui reggistendardi bronzei di piazza San Marco celebrativi della »Venezia da mar«. Viene da pensare che il ritratto di Bellini, a differenza degli esemplari antichi ruotanti intorno a un probabile prototipo di Carpaccio in collezione milanese (quelli rispettivamente già a Berlino, Gemäldegalerie e a Bergamo, Accademia Carrara; l'esemplare del Correr esposto nell'ultima mostra giorgionesca con attribuzione a Catena - Giorgione, cit., p. 446, scheda di L. Visentini - è, a mio parere, una copia, successiva di forse due secoli), potrebbe non essere stato replicato o copiato anche per non incrinare i delicati rapporti con i Grimani, impegnati nella delicata attività diplomatica fra Roma e Venezia (vedi nel testo). Nella progressiva normalizzazione di questi rapporti, non è da escludere che il dipinto potesse essere stato acquisito dai Grimani successivamente alla sua realizzazione ed essere giunto nel Seicento in palazzo Grimani Calergi. 7. Vedi i dati presentati da J. Pomorisac de Luigi (Vincenzo Catena fra Venezia e Vienna, in »Venezia Arti«, 15/16, 2001–2002, pp. 43–46) al di là della proposta di identificare Bernardo di Marin nel personaggio del ritratto eseguito da Catena del Kunsthistorisches Museum di Vienna. 8. J. Pomorisac de Luigi, Il tesoro di San Rocco, in Venezia e la Peste 1348–1797, Venezia 1979, p. 333. È da notare, in quanto forse significativa di una situazione organizzativa ben diversa da quella di Catena, come di Tiziano venisse specificato il mestiere ma non il luogo della bottega. 9. F. Tonon, Scuola dei Battuti di San Rocco, Venezia 1998, p. 46; L. Trevisan in Giorgione, cit., pp. 396–398. 10. L. Puppi, cit., pp. 149–161. Sui confronti con Frangipani si veda il catalogo on line della Fototeca Zeri. 11. J. Anderson, Giorgione. Peintre de la »Brièveté Poétique«, Paris 1996, pp. 176–189. 12. P. Paschini, Il cardinale Domenico Grimani, Roma 1943; R. Goffen, Devozione e committenza. Bellini, Tiziano e i Frari, Venezia 1991, p. 90. 13. F. Gilbert, The Pope, his banker, and Venice, Harvard 1980. 14. R. Bartalini, Due episodi del mecenatismo di Agostino Chigi e le antichità della Farnesina, in »Prospettiva«, 67, 1992, pp. 18–19, 33, 36. 15. Sanudo, I Diarii, XIV, col. 84. 16. Vedi, anche per la bibliografia precedente, L. Puppi, »La morte di Adone« di Sebastiano del Piombo, in Letture di Storia dell'Arte, a cura di R. Varese, Ancona 1988, pp. 59–70; A. Tempestini, Sebastiano del Piombo tra Venezia e Roma: l’»Adone morto« degli Uffizi, in Gli Uffizi. Studi e Ricerche, 7, Firenze 1991, pp. 45–54; P. Vescovo, La tintura delle rose e la morte di Adone. Tra Poliziano e Sebastiano del Piombo, in »Lettere Italiane«, XLIX, 4, 1997, pp. 555–571. Non è incoerente con l'allegoria mitologica e politica del dipinto l'unione di Agostino con la veneziana Francesca Ordeaschi, sposata nel 1519, L. Finocchi Ghersi, Sebastiano del Piombo nella villa di Agostino Chigi alla Lungara, in Metafore di un pontificato. Giulio II (1503–1513), a cura di F. Cantatore, M. Chiabò, P. Farenga, Roma 2010, pp. 412–413. 17. Vedi R. Contini, scheda in Sebastiano, cit., p. 244. 18. P. Baker-Bates, Between Italy and Spain: cultural interchange in the Roman career of Sebastiano del Piombo, in »Renaissance studies«, 21, 2, 2007, pp. 254–265. 19. P. Baker-Bates, A re-discovered drawing by Sebastiano del Piombo and the dating of his ‘Christ carrying the Cross’, in »Paragone«, LVI, 64, 2005, pp. 63–67; M. Lucco, scheda in Sebastiano, cit., p. 150. 20. D. Ferrara, Il busto in bronzo di Antonio Grimani. Ipotesi sull'attribuzione e sui contesti, in L'industria artistica del bronzo del Rinascimento a Venezia e nell'Italia settentrionale, a cura di M. Ceriana, V. Avery, Venezia 2008, pp. 173–174; F. Tonon, cit., p. 46. 21. C. Barbieri, cit., pp. 35–36. 22. Come chiarito da P. Paschini (Il mecenatismo artistico del cardinale Marino Grimani, in »Storia e Letteratura«, 2, 1958, pp. 79–88), Marino si fregiò del titolo per lunghi anni dopo il passaggio della carica a Giovanni. 23. L. Gigli, San Marcello al Corso, Roma 1977, p. 138. 24. Non erano mancati rapporti fra i Grimani e i Servi di Maria di San Marcello. Stefano Illigio, segretario di Domenico Grimani, in contatto fra gli altri con Leonardo da Vinci, è documentato nel 1504–05 per l'affitto di una bottega sotto il dormitorio dei frati; nel 1503 uno stalliere del cardinale era stato sepolto in chiesa, Archivio Conventuale di S. Marcello al Corso, Conventus S. Marcelli de Urbe ottobre 1491 – settembre 1510, Liber Introitus. Famigliare e poi suffraganeo di Grimani a Udine fu il servita Girolamo de Franceschi, già vicino al cardinale veneziano Michiel, P. Paschini, Fr. Girolamo de Franceschi servita e vescovo di Corone, in »Studi Storici OSM«, 2, 1934, pp. 10–12. 25. Nel 1528 fra le opere che Marino trasferì da Venezia a Roma v'era »il porta croce bello longetto«, in P. Paschini, Le collezioni archeologiche dei prelati Grimani del Cinquecento, in »Rendiconti della Pontificia Accademia di Archeologia«, V, 1927, p. 171. 26. Marino fu in contatto con il cardinal Antonio Maria del Monte, che, dal 1516 protettore dei Servi di Maria, contribuì a risanare l'edificio, e con il nipote di questi, Giovanni Maria, probabilmente ritratto da Sebastiano nella tela alla National Gallery di Dublino (P. Paschini, Il cardinale Marino Grimani e i prelati della sua famiglia, Roma 1960, pp. 12–13; M. Morresi, Jacopo Sansovino, Milano 2000, p. 45; M. Lucco scheda in Sebastiano, cit., pp. 156–157). 27. A. Foscari, M. Tafuri, L'armonia e i conflitti. La chiesa di San Francesco della Vigna nella Venezia del ‘500, Torino 1983, pp. 107–108.

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