Artigo Revisado por pares

Conoscenza e Scienza in Landolfo Caracciolo

2013; St. Bonaventure University; Volume: 71; Issue: 1 Linguagem: Italiano

10.1353/frc.2013.0013

ISSN

1945-9718

Autores

Francesco Fiorentino,

Tópico(s)

Historical, Literary, and Cultural Studies

Resumo

Conoscenza e Scienza in Landolfo Caracciolo Francesco Fiorentino (bio) La vita e le opere di Landolfo Caracciolo O.F.M. sono state descritte in modo sistematico da Salerno.1 Rispetto a questa descrizione, che ha posto il bacellierato sentenziario di Caracciolo intorno al 1320, va assunta la ricostruzione di Schabel, che ha spiegato come Caracciolo abbia letto le Sententiae a Parigi dopo Pietro Aureolo e prima di Francesco d’Ascoli e Francesco di Meyronnes.2 Successivamente Landolfo avrebbe ricevuto la prima cattedra in teologia dello Studium fran-cescano di Napoli, inaugurandovi la tradizione scotista.3 Landolfo fu ministro provinciale della Terra di Lavoro e svolse parecchie missioni diplomatiche per conto della regina Giovanna I di Napoli. Nel 1327 fu designato vescovo di Castellamare [End Page 375] di Stabia da Papa Giovanni XXII e quattro anni dopo arcivescobo di Amalfi, impegnandosi attivamente nella persecuzione dei fraticelli.4 Compose molti commenti biblici e sermoni, oltre che opere di carattere teologico. Il commento sentenziario, di cui Grocoll ha identificato i manoscritti,5 é in parte dito. Si segnalano le edizioni del Prologo,6 della prima questione della terza parte della prima distinzione del primo libro7 sul rap-porto tra volontarietà e libertà (riguardo al quale Landolfo si allontana da Scoto), le dist. 38-40 sulla prescienza divina e la predestinazione,8 le prime due questioni della dist. 12 del secondo libro sulla natura della materia prima9 e le questioni del terzo libro sull’Immacolata Concezione.10 Inoltre, l’intero secondo libro é disponibile nelle edizioni napoletane del 1487 e 1637. Per gli scopi di questo contributo impiegherò l’edizione critica di Salerno, che tuttavia manca dell’apparato delle fonti, e l’edizione quattrocentesca del secondo libro sentenziario, che è priva dei numeri dei fogli.11 La questione collativa Il commento sentenziario di Landolfo si apre con una quaestio collativa, ossia la questione inaugurale del bacelliere sentenziario; essa verte sulla possibilità che l’uomo nello [End Page 376] stato di viandante possa acquisire qualche conoscenza su Dio, ed è divisa in quattro articoli, che riguardano nell’ordine la distinzione tra la conoscenza intuitiva, astrattiva e media, la comunicazione sovrannaturale della conoscenza astrattiva al viandante, l’eventualità che tale comunicazione avvenga solo su alcunicontenuti intra-divini, escludendone altri, e la compatibilità tra lo stato di viandante e la comunicazione sovrannaturale delle conoscenze intuitiva e media.12 Il primo articolo espone dapprima una «opinio subtilis», che è facilmente riconducibile a Pietro Aureolo, intento a denunciare i difetti della distinzione scotista tra la conoscenza intuitiva e quellastrattiva.13 In sintesi, mentre nel modo tradizionale il criterio di discriminazione tra le due conoscenze consisteva nella presenza attuale o meno dell’oggetto, Aureolo contesta a Scoto che tale presenza non è reale, ma intenzionale, equivalendo in definitiva ad un modo con cui il senso e l’intelletto apprendono la res in quanto oggetto di conoscenza; per cui le due conoscenze non si distinguono per gli oggetti, ma per i modi di conoscere, ossia il modo della presenza attuale per la conoscenza oculare, che corrisponde alla classica conoscenza intuitiva, ed il modo dell’immaginazione per la conoscenza immaginativa, che coincide con la tradizionale conoscenza astrattiva. Prove ne siano, ad avviso di Aureolo, [End Page 377] le comuni esperienze legate alla riflessione delle immagini negli specchi o quelle dell’astrologo, che in una camera chiusa può dimostrare razionalmente l’avvenire della stessa eclisse, visibile fuori dalla camera mediante l’esperienza, o della conservazione della visione di una luce intensa per un breve tempo, anche ad occhi chiusi o in un ambiente oscuro.14 Caracciolo si rifiuta di pensare che l’atto d’intellezione sia in grado di produrre un essere intenzionale, che sarebbe assimilabile ad un’idea platonica in quanto essere positivo, distinto da un altro essere positivo e da un ente di ragione. Altrimenti, «intelligendo Deum esse», si porrebbe con questo l’essenza di Dio come essere propriamente reale, che si sovrapporrebbe a quella prodotta da Dio stesso nella visione beatifica.15 Inoltre, tale visione, pur essendo intuitiva, potrebbe avvenire senza il suo oggetto reale, perchè quest’ultimo è egualmente prodotto dall’intelletto in caso di conoscenza intuitiva o astrattiva.16 Ad avviso di Caracciolo, l’intellezione segue e non precede l’esistenza reale dell...

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