Intensive cardiac care units and natural selection
2011; Italian Society of Cardiac Surgery; Volume: 12; Issue: 1 Linguagem: Italiano
ISSN
0046-5968
Autores Tópico(s)Cardiac Imaging and Diagnostics
Resumo1sull ’epidemiologia e la strategia di cura nei pazienti ricoverati presso le unita di terapia intensi va cardiologica (UTIC) italiane, questo lavoro di Oltrona Visconti et al. 2 analizza in dettaglio la distribuzione e l ’appropriatezza dei ricoveri in UTIC, come anche l ’utilizzo di risorse per la cura dei cardiopatici acuti. I dati raccolti sono ben rappresentativi della realta clinica italiana, con 6986 pazienti arruolati in un pe riodo di 14 giorni (7-20 aprile 2008) in 322 UTIC italiane (l ’81% di tutte le UTIC presenti in Italia). Il quadro delle UTIC italiane evidenziato dal BLITZ-3 con ferma, nella sua globalita, come le nostre UTIC siano, per diversi aspetti, ancora lontane da quanto consigliato dai documenti della Societa Europea di Cardiologia (ESC) 3 , sia in termini di ri sorse disponibili sia in termini gestionali. In particolare, deve es sere sottolineato come meta delle UTIC siano collocate in ospe dali senza emodinamica (UTIC tipo A nel BLITZ-3): queste UTIC si trovano ad affrontare un carico assistenziale rilevante, con scarsi mezzi e probabilmente altrettanto scarso personale (non abbiamo informazioni, in questo lavoro, sullo staff medico e in fermieristico delle UTIC). Infatti, non solo i pazienti nelle UTIC di tipo A hanno alcune caratteristiche personali di gravita, ma in queste UTIC si ricovera anche un numero non trascurabile di pazienti. A fronte di queste necessita assistenziali, queste UTIC fanno meno ricorso a procedure ad elevato contenuto tecno logico e ricoverano un numero minore di pazienti per singola struttura; inoltre, il ricorso al trasferimento interospedaliero, ne cessario quasi sempre solo per le UTIC di tipo A, e largamente insufficiente [solo il 23% degli infarti miocardici con soprasli vellamento del tratto ST (STEMI ) e stato trasferito, nel BLITZ-3] . La situazione a livello nazionale delle reti per l ’infarto e molto deficitaria (anche se con numerose lodevoli eccezioni di realta mol to ben funzionanti) 4 , evidenziandosi infatti problematiche evidenti sia a livello del trasporto primario (solo il 22% dei pazienti e sta to soccorso dal 118) sia di quello secondario, in quasi tutte le re gioni lasciato all ’iniziativa delle singole istituzioni cardiologiche. Bisogna peraltro sottolineare come alle mancanze delle re ti si associno anche le mancanze delle nostre singole UTIC, vi sto che il 50% degli STEMI ricoverati nelle UTIC di tipo A non viene riperfuso, una delle percentuali piu basse in Europa
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