La letteratura fra vecchio e nuovo
2012; École Normale Supérieure de Lyon Editions; Issue: 12 Linguagem: Italiano
10.4000/laboratoireitalien.654
ISSN2117-4970
Autores Tópico(s)Italian Literature and Culture
ResumoIl dramma della guerra costringe alcuni autori a fare i conti drammaticamente con la propria opera o con la forma acquisita dai loro testi durante il fascismo. L'autore studia alcuni autori di diversa generazione, iniziando da Finisterre (1943), che ora appare al suo autore Montale (nato nel 1896) come una puntata della sua privata storia d'amore con Clizia e quindi un'appendice delle Occasioni (1939), ora gli sembra preannunciare una fase nuova, quindi un dramma legato alla tragedia della guerra. Quest'ultima influisce anche su Saba (1883), che nel dopoguerra conferisce al suo Canzoniere una forma pressoché definitiva. C. Alvaro (1895) pubblica nel 1938 L'uomo è forte, contrattando con la censura; a guerra finita pubblica la sesta edizione facendo passare il libro per antifascista. Vittorini (1908) cerca di conciliare la vecchia e fortunata forma di Conversazione in Sicilia (1941) con i contenuti nuovi (Uomini e no ecc.) senza riuscirci; Pratolini (1913) tenta il romanzo storico lasciando la vecchia forma della prosa d'arte per la sola questione privata (Cronaca familiare) e Bilenchi (1909) lascia la vecchia forma senza attingerne una nuova. Si studiano alcuni esempi del dibattito retorico sull'Uomo. Solo chi nasce scrittore dopo la guerra s'inventa la nuova lingua basata sull'esperienza materiale dei fatti; si studiano tre casi: Calvino, Primo Levi e Rigoni Stern.
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