Artigo Revisado por pares

La sfida al futuro di Adriano e Roberto Olivetti. Il laboratorio di ricerche elettroniche, Mario Tchou e l’Elea 9003

2003; Volume: 115; Issue: 2 Linguagem: Italiano

10.3406/mefr.2003.10059

ISSN

1724-2142

Autores

Giuseppe Rao,

Tópico(s)

Italy: Economic History and Contemporary Issues

Resumo

L’interesse di Adriano Olivetti e del fratello Dino per i calcolatori elettronici risale alla fine degli anni ’ 40. Nel 1952 l’azienda inaugura un laboratorio in Connecticut (Usa). Nel 1955 la Olivetti, dopo un periodo iniziale di collaborazione con l’Università di Pisa, crea il proprio Laboratorio di ricerche elettroniche. Olivetti affida il progetto a Mario Tchou, giovane ingegnere italo-cinese che insegna alla Columbia University di New York. Nella primavera del 1957 la piccola équipe realizza l’Elea 9001, quasi interamente a valvole. In pochi mesi viene ultimato il secondo prototipo. Tchou decide di sostituire le valvole e puntare interamente sui transistori : nel 1958 è pronto l’Elea 9003, il primo elaboratore completamente a transistor commercializzato nel mondo. Il design viene affidato ad Ettore Sottsass. Il 27 febbraio 1960 muore, a 59 anni, Adriano Olivetti. Il 9 novembre 1961 Tchou è vittima di un incidente stradale. Roberto Olivetti, figlio di Adriano e grande sostenitore dell’avventura elettronica, assume la guida della Divisione elettronica. Negli anni successivi la Olivetti entra in una profonda crisi finanziaria. Nel 1964 il controllo è assunto dal cosiddetto «Gruppo di intervento » (Fiat, Pirelli, Centrale, Mediobanca e IMI), che decide immediatamente di cedere la Divisione elettronica alla General Electric nell’apparente disinteresse del governo. All’inizio degli anni ’ 60 l’Italia aveva assunto livelli di avanguardia in settori strategici. Nel 1962 muore Enrico Mattei ; nel 1963 il prof. Felice Ippolito, artefice delle attività nel settore nucleare, è costretto alle dimissioni a causa di uno scandalo rive latosi infondato ; nel 1964 la Olivetti cede la Divisione elettronica. L’Italia perderà per sempre la possibilità di esercitare un ruolo di leadership in settori di avanguardia tecnologica, scientifica, industriale e commerciale.

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