Italo Calvino’s Architecture of Lightness – The Utopian Imagination in an Age of Urban Crisis
2015; Cambridge University Press; Volume: 35; Issue: 1 Linguagem: Italiano
10.33137/q.i..v35i1.22370
ISSN2293-7382
AutoresLetizia Modena, Sciltian Gastaldi,
Tópico(s)Italian Literature and Culture
ResumoLe città invisibili di Calvino è stato oggetto della critica sin dalla sua pubblicazione nel 1972.L'immaginifica creatività che permea le impossibili città che Marco Polo descrive a Kan, la commistione fra topos letterari classici e visioni contemporanee, tutto ciò ha reso questo libro una palestra per la critica postmoderna.Tuttavia il senso dell'operazione calviniana non si esaurisce qui: far emergere la profondità etica oltre la patina estetica è l'obiettivo del saggio di Letizia Modena Italo Calvino's Architecture of Lightness -The Utopian Imagination in an Age of Urban Crisis.Cruciale è restituire all'opera il suo contesto nell'ambito di un'epoca entro la quale lo spazio urbano è diventato la dimensione costitutiva dell'esistenza.Uno spazio il cui sviluppo tumultuoso -a seguito della ricostruzione postbellica -si è realizzato al di fuori di un pensiero capace di progettarlo.Come reazione alla prima cementificazione selvaggia, negli anni Sessanta e Settanta, architetti e urbanisti si pongono il problema di trovare nuovi strumenti epistemologici adatti a organizzare la città per l'uomo, e non solo intorno all'uomo.È allora nel dialogo vivo con queste voci critiche che nasce il lavoro calviniano.Come spiega in modo preclaro Modena, "Invisible Cities explores much more than the ontological and epistemological propositions that are identified with postmodern fiction.The novel was engaged in an explicit and implicit dialogue with the theories, projects, expositions, and critical histories devoted to revitalizing urbanism and renewing city life and civic engagement" (57).La prima dimensione del testo esplorata dal saggio di Modena è quella dell'utopia.Analizzando i contributi critici in ambito filosofico, politico e sociale, l'autrice fa emergere la rivitalizzazione dell'utopia come pietra di paragone dell'azione: "In this sense, the convergence of utopia, ethics, and the imagination developed in Calvino and other authors […] of the period the belief in the utopian mentality as a tool to be employed for pedagogical goals" (55).L'utopia non assume dunque la forma dell'irraggiungibile, quanto quella del necessario metro sul quale confrontare le aspirazioni concrete.Non tanto e non solo come traguardo reale, quanto soprattutto come "palestra" per l'immaginazione: "Calvino -scrive Modena -chose to theorize and demonstrate in novelistic form his concept of utopia as a perceptual and cognitive therapy for the imagination that could enable his readers (or travelers) to envision alternatives to existing urban forms and social conventions" (62).Le città narrate da Polo diventano allora esercizio della mente, uno stimolo ad andare oltre l'esistente in un'elevazione che ha la sua eco più precisa nella "leggerezza" in -171 -
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