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Elogio dell’inoperosità: Agamben e Leopardi

2017; Taylor & Francis; Volume: 72; Issue: 3 Linguagem: Italiano

10.1080/00751634.2017.1328776

ISSN

1748-6181

Autores

Alessandra Aloisi,

Tópico(s)

Philosophy and Historical Thought

Resumo

È un dato significativo che alcuni tra i maggiori rappresentanti della filosofia italiana contemporanea abbiano sentito l’esigenza di confrontarsi con Leopardi. Basti pensare, in primo luogo, a Emanuele Severino, Antonio Negri e Massimo Cacciari, che a Leopardi hanno tutti dedicato almeno un saggio o una monografia. È indubbio quindi che Leopardi giochi ancora oggi un ruolo centrale all’interno del panorama filosofico italiano. Muovendo da recenti studi, in particolare da quello di Roberto Esposito (2010), l’articolo si propone di mettere a fuoco la presenza e la permanenza di Leopardi nella filosofia italiana contemporanea prendendo in considerazione il filosofo che meno espressamente sembra essersi interessato a questo autore, vale a dire Giorgio Agamben. Agamben nomina Leopardi in pochissime occasioni, ma la sua teoria dell’inoperosità presenta significativi punti di tangenza con la forma di vita, né umana né animale, che Leopardi descrive in una delle Operette morali, l’’Elogio degli uccelli’. Normalmente associati agli angeli, gli uccelli leopardiani vengono invece letti in questo saggio come una versione secolarizzata dei beati, che Agamben stesso considera paradigma dell’inoperosità.

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