Il fattore confessionale nel processo d'indipendenza dell'Uganda (1958-1969)
2017; Carocci Editore; Volume: 58; Issue: 2 Linguagem: Italiano
10.7375/87520
ISSN0039-3037
Autores Tópico(s)Historical and Environmental Studies
ResumoIl saggio ricostruisce il ruolo del Democratic Party ed il suo impegno per uno sbocco democratico del processo d'indipendenza dell'Uganda. In un quadro di storica rivalita confessionale, in particolare tra cattolici e protestanti, s'innesta una lotta politica intrecciata all'appartenenza etnica. Tra indipendenza e post-indipendenza, il missionario comboniano p. Tarcisio Agostoni promuove una prospettiva «aconfessionale» con la formazione di una classe politica cattolica e di un partito ispirato al modello della Democrazia Cristiana in Italia, che rispondesse alle esigenze di una lotta politica in un sistema multipartitico. Dopo i primi successi ottenuti alla vigilia dell'indipendenza, il DP ed il suo leader, Benedicto Kiwanuka, si scontrano con il crescente peso acquisito dall' Uganda People's Congress di Milton Obote, radicato tra i gruppi etnici periferici, e poi dal Kabaka Yekka, coalizione a base protestante, nella quale confluiscono anche molti musulmani. Le campagne denigratorie e il clima intimidatorio creato dai partiti anti-cattolici finiscono per travolgere il DP nelle elezioni del '62, incrinando la prospettiva aconfessionale e innescando un processo di involuzione autoritaria, sotto la guida di Obote, che conduce all'arresto e all'uccisione di Kiwanuka e all'ascesa del generale Idi Amin. Con la fine del Democratic Party viene a mancare l'unico elemento di mediazione in grado di contenere la radicalizzazione dello scontro, precludendo la possibilita di uno sbocco democratico al processo d'indipendenza.
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