Artigo Acesso aberto

Per inserire neologismi formati da nomi propri nei vocabolari c’è tempo

2019; Volume: IX, 2019/2 (aprile-giugno); Linguagem: Italiano

10.35948/2532-9006/2020.3152

ISSN

2532-9006

Autores

Paolo D’Achille,

Tópico(s)

Spanish Linguistics and Language Studies

Resumo

ra le di erenze che vengono solitamente indicate tra il dizionario e l' enciclopedia, oltre al fatto che il primo tende a spiegare le parole e la seconda punta a descrivere le cose che le parole indicano, c'è anche una particolarità relativa all' estensione del lemmario: quello del dizionario esclude infatti categoricamente i nomi propri, che invece sono compresi nelle enciclopedie, tra le cui entrate gurano moltissimi persona i storici, poeti, loso , scienziati, nonché città, monti, umi, continenti, paesi, monumenti, ecc.Il dizionario include inoltre parole che non si trovano normalmente tra le voci enciclopediche: quelle appartenenti ad alcune speci che categorie grammaticali (articoli, pronomi, avverbi, congiunzioni, preposizioni, ma anche verbi e a ettivi) e molti derivati da una stessa base.È vero che i con ni tra i due tipi testuali si sono progressivamente ridotti e che non mancano esempi di commistioni (pensiamo a opere come il Dizionario enciclopedico italiano della Treccani), ma, in linea di massima, questa distinzione si può considerare ancora valida, specie per quanto riguarda i nomi propri, che continuano a rimanere esclusi dai dizionari.In realtà, la tradizionale distinzione tra i nomi comuni (che indicano insiemi di elementi omogenei) e i nomi propri (che hanno invece una funzione individuante, perché riferiti a un unico essere o a una sola cosa) è stata talvolta messa in discussione anche sul piano teorico.Inoltre, dal punto di vista storico, le due categorie non costituiscono due insiemi non comunicanti: da un lato ci sono stati nomi comuni che, nel corso tempo, sono diventati nomi propri (è il caso di molti toponimi, che originariamente erano motivati, e anche di vari nomi di mestiere, divenuti cognomi), dall'altro si è avuto quel processo inverso (studiato magistralmente da Bruno Migliorini) per cui alcuni nomi propri sono diventati nomi comuni, per lo più in seguito a fenomeni di antonomasia (particolarmente frequenti con i nomi di T

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