Dante’s Journey to Polyphony
2011; Cambridge University Press; Volume: 32; Issue: 1 Linguagem: Italiano
10.33137/q.i..v32i1.15938
ISSN2293-7382
AutoresFrancesco Ciabattoni, Antonio Rossini,
Tópico(s)Libraries, Manuscripts, and Books
ResumoPer meglio delineare l'innovativo approccio di questo saggio di Francesco Ciabattoni, assai ben scritto e documentato, conviene affidarsi alla voce stessa dell'autore che, nelle conclusioni dello studio, ne riassume indirettamente la struttura e gli scopi: "In recent years, however, new musicological findings have provided evidence that singing polyphony in liturgy ... was a widespread practice on feast days during the thirteenth century in all of central and northern Italy, and particularly in the cities in which Dante had his cultural formation, including Florence.In light of these findings, it becomes much clearer that when Dante insists on describing the quality of the musical performances of the damned, he does not do so out of mere aesthetic interest.Music is an agent of divine grace and its use is consistent: Dante employs music in Paradiso as a rain to bless the souls and as a mystical means of expression in order to circumvent the engulfment of poetic language, while in Purgatorio plainchant provides a means of purging sins.By the same token, music in Inferno mocks the damned and reminds them of the salvation they will never reach, in a consistent parody of sacred music" (217).Come il titolo del volume sottolinea, l'obiettivo di Ciabattoni è quello di ripercorrere il viaggio dantesco verso la polifonia, a partire dalla cacofonica parodia della musica sacra che ha luogo nell'inferno, per giungere, attraverso la monodia purgatoriale, alle performance polifoniche dei cori paradisiaci.Il capitolo introduttivo, "Music to Dante's Ears: Exposure to Polyphony" (8-42), rappresenta la cornice teorico-musicologica del lavoro ed espone la possibile conoscenza dantesca delle tecniche armonico-polifoniche, e cioè la pratica dell'organum, naturale evoluzione della monodia di tipo gregoriano.Il secondo, terzo e quarto capitolo, seguendo la struttura tripartita della Commedia, studiano gli 'aspetti musicali' delle tre cantiche dantesche, scardinando la concezione prevalente fra gli studiosi, secondo la quale le 'sortite musicali' dell'opus maius dantesco non sarebbero altro che un embellishment letterario."Inferno's Unholy Racket," secondo capitolo della monografia, indaga l'uso distorto della musica nella cantica infernale e ne postula lo status di "systematic reversal of sacred music" (44) e si divide in tre parti: "Musical Instruments" (47-66), che esplora l'imagery infernale degli strumenti musicali; "Perversion of Sacred Chants" (66-85), esposizione delle tecniche dantesche di capovolgimento parodico dei titoli liturgici di cui è costellata la cantica, tecnica che nulla lascia al caso e che mostra la profonda conoscenza che Dante ebbe delle "communitarian religious practices of his day" (80); e, infine, "Secular Music in Inferno: The Crane's Lai" (85)(86)(87)(88)(89)(90)(91), una disamina approfondita della famosa similitudine fra gli spiriti dei lussuriosi e gli stormi di gru che "van cantando lor lai" (Inferno 5. 46), un paragone ricco di riferimenti intertestuali alla materia arturiana e ai Lai di maria di Francia (88).In modo assai convincente, Ciabattoni, dimostra a più riprese come i riferimenti del poema all'arte musicale siano parte di una fitta tramatura di rimandi intratestuali che si illuminano a vicenda presupponendo da parte del lettore la considerazione della Commedia quale "un intero," a whole, che possiede al suo inter-
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