Artigo Revisado por pares

La città che si cibò dei suoi cadaveri di [Quintiliano]

2004; University of California Press; Volume: 22; Issue: 4 Linguagem: Italiano

10.1353/rht.2004.0005

ISSN

1533-8541

Autores

Antonella Borgo,

Tópico(s)

Linguistic Studies and Language Acquisition

Resumo

Reviews 403 of this birth that continued throughout its history, while the connections of rhetoric to democracy seem much more tenuous. Overall, I recommend L'art de parler to a non-French audience, not only because of the intrinsic interest of many of the selections, but because it gives us an opportunity to reflect on canons, their formation and significance. Eugene Garver Saint John's University [Quintiliano], La cittd che si cibo dei suoi cadaveri (Declamazioni maggiori, 12), a cura di Antonio Stramaglia. Cassino : Edizioni dell'Università degli Studi di Cassino, 2002. 239 pp. A tre anni di distanza dal primo, dedicato alFottava declamazione, se­ gué ora il secondo volume pubblicato all'interno del progetto internazionale di ricerca sulle Declaniazioni maggiori pseudoquintilianee, promosso dal Di­ partimento di Filología e storia dell'Università di Cassino. Contiene il testo, la traduzione e note di commento alia dodicesima declamazione, una delle più significative délia raccolta per la lunghezza e soprattutto per il tema scottante sul quale è costruita, quello del cannibalismo. Una temática che, come S. nota nella Premessa, se presenta connotati 'estremi', non mancava di una sua tópica in campo oratorio e, prima ancora, di una tradizione in ámbito storiografico (Erodoto) e filosófico, soprattutto stoico, a provocatoria dimostrazione del relativismo delle abitudini e dei costumi umani. Ma nella declamazione la vicenda propone la questione in sede morale più che culturale: infatti gli uomini che, stremati da una grave carestía, giungono a mangiarsi l'un l'altro per il ritardo del legato al quale avevano affidato il compito di rifornirsi di grano, sono vittime del desiderio di guadagno dell'uomo che, pur tornato entro il termine stabilito, ma attardatosi a vendere ad altri il grano raccolto a un prezzo molto conveniente, era dovuto tornare indietro a fare un nuovo rifornimento, perdendo molto tempo utile, se non a evitare, almeno a limitare gli effetti del dramma che la sua città stava vivendo. Un problema simile propone il caso, privo tuttavia di risvolti cosí drammatici, esposto da Cicerone in off. 3, 12, 50-53 (affine, credo, a quelli indicati nella n. 1 come vicini all'episodio in questione) e discusso con argomentazioni contrastanti dagli scolarchi stoici Diogene di Babilonia e Antipatro di Tarso, a proposito del venditore che approfitta del bisogno degli abitanti di Rodi, travagliata anch'essa da una carestía, per vendere il suo carico di frumento a un prezzo elevato tacendo il prossimo arrivo di altre navi cariche di viveri. Ma all'interno della produzione letteraria la presenza del tema nell'opera di Valerio Massimo (7, 6, ext. 2-3), in Petronio (141) e nella sat. XV di Giovenale , ne conferma l'evidente possibilité di sfruttamento in chiave patética e ne suggerisce una probabile, ampia presenza nella tradizione retorica, mal- 404 RHETORICA grado le scarse attestazioni oratorie dal momento che questa pseudoquintilianea é, accanto alia XIII declamazione di Libanio, l'unica che possediamo sull'argomento. Per questo motivo un'importanza preponderante viene assegnata nella declamazione al pathos, al conseguimento del quale concorre un ampio uso del color poeticus: le scelte linguistiche ed espressive richiamano ampiamente Virgilio e Ovidio, un po' meno di frequente Seneca trágico, la cui memoria era tuttavia ineludibile dato il rilievo concesso all'argomento nel Thyestes. Di notazioni di carattere lingüístico e intertestuale (in qualche caso indispensabili a comprendere un testo non privo di oscuritá nella sua paradossalitá: cf., ad es., la n. 46 a proposito di 5, 2) é ricco il commento che tuttavia, come indica lo stesso S., «non si propone come un commento esaustivo , ma come un sussidio per l'intellezione di un testo sempre impegnativo, spesso arduo» (p. 30): rivolto agli studenti oltre che agli studiosi, esso offre perció la traduzione delle citazioni greche e anche di quelle latine che non siano immediatamente comprensibili (come dei titoli stessi delle opere dalle quali sono tratte). II tono del commento, come quello della traduzione, che privilegia uno stile colloquiale, é piano ed esplicativo, con frequenti delucidazioni del senso generale del periodo, il che, al di la dell'informazione, rende il volume chiaro e di piacevole lettura. II testo seguíto, in attesa di quello criticamente riveduto dallo stesso S. di tutte le...

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