Il ricco accusato di tradimento. Gli amici garanti - Declamazioni maggiori 11; 16 di Biagio Santorelli
2017; University of California Press; Volume: 35; Issue: 3 Linguagem: Italiano
10.1353/rht.2017.0011
ISSN1533-8541
Autores Tópico(s)Classical Studies and Legal History
ResumoReviews Biagio Santorelli, [ps.-Quintiliano] Il ricco accusato di tradimento. Gli amici garanti - Declamazioni maggiori 11; 16 («Collana di studi umanistici » n. 16), Cassino: Edizioni Université di Cassino, 2014, 348 pp. ISBN 978-88-8317-074-4. Le Declamationes maiores attribute a Quintiliano sono, ormai da un quindicennio , oggetto di studio da parte di un agguerrito gruppo di ricerca, sagacemente coordinate da Antonio Stramaglia delTUniversità di Cassino. Agli undici testi già pubblicati si aggiunge ora l'edizione dei due discorsi più brevi della silloge, I'll (dal titolo Dives accusatus proditionis) e il 16 (gli Amici vades), a cura di Biagio Santorelli, il quale aveva già dedicate in particolare alia Declamazione 16, assai spinosa anche sotte l'aspetto testuale (l'elemento più vis toso è la brusca interruzione a 11,4, comune a tutta la tradizione manoscritta), un paio di lavori preparatori: Il tiranno e il corpus vicarium nella XVI Declamazione Maggiore pseudoquintilianea, «MD» 69, 2012, pp. 119-144 e Note critiche ed esegetiche a Ps.-Quintiliano, Declamazioni maggiori 16, «Prometheus» 23, 2013, pp. 227-236. Sono entrambi testi sofisticati, che sarebbe riduttivo inquadrare in via esclusiva corne prodotti scolastici; al contrario, conservano memoria signifi cativa di una lunga tradizione retorica e giuridica, che si interroga sui limiti estremi dei fondamenti sociali ed etici della società romana, dal rapporto spesso ostico tra poveri e ricchi, che in questo caso si traduce in una vera e propria calumnia di tradimento avanzata a danno del ricco nella Declamazione 11 (con la conseguenza che il popote ne lapidó i figli; ritornato vincitore dalla guerra, il ricco richiede il medesimo trattamento per i figli del povero che 1o aveva calunniato, ma quest'ultimo offre in cambio se stesso), alia scelta dolorosa tra la salvaguardia del vincolo deWamicitia nei confronti di un amico trattenuto come prigioniero e il rispetto della pietas verso l'anziana madre cieca (la quale richiede anche l'intervento della legge per impediré la partenza del figlio, necessario al proprio sostentamento , anche a scapito della garanzia del ritomo dall'amico ancora imprigionato ), che caratterizza invece la Declamazione 16. Santorelli, sia nelle Introduzioni ai due testi (rispettivamente alie pp. 15-45 per la Declamazione 11 e alie pp. 175-206 per la Declamazione 16) sia nelle ricche e puntuali Note di commento (pp. 71-168 per il primo testo, pp. 229-313 per il secondo), ricostruisce il retroterra culturale di entrambe le declamazioni. Rhetorica,Vol. XXXV, Issue 3, pp. 366-372. ISSN: 0734-8584, electronic ISSN: 1533-8541.© 2017 by The International Society for the History of Rhetoric. All rights reserved. Please direct all requests for permission to photocopy or reproduce article content through the University of California Press's Reprints and Permissions web page, http://www.ucpress. edu/journals.php?p=reprints. DOI: https://doi.Org/10.1525/rh.2017.35.3.3b6. Reviews 367 Nel caso del primo testo, lo studioso si sofferma sulla valenza giuridica dei due poli intomo ai quali ruota la vicenda, la proditio e, come visto, la calumnia, tracciando una discussione delle varie formulazioni di questi reati nel sistema giu- íidico e processuale romano. Per quanto riguarda, invece, la Declamazione 16, Santorelli individua la fitta trama di relazioni letterarie che intessono la vicenda: il motivo romanzesco del viaggio avventuroso in terre lontane; l'incontro con un tiranno che vuole non solo saggiare le reazioni psicologiche dei protagonista ma anche vagliare l'essenza dello stesso legame ào\\'amicitia come autentico valore etico; la gara di fedelté tra amici, in mezzo a difficolté di ogni genere, anche quelle generate dalla stessa figura materna. Lo studioso individua in filigrana la ripresa, con alcuni adattamenti, del ben noto exemplurn di Damone e Finzia, che gode di una certa diffusione nella tradizione retorica greco-romana (alie pp. 185-187, si evidenzia in modo particolare il ruolo centrale délia rielaborazione di Valerio Massimo, la cui opera, non a caso, è «destinata in primo luogo all'uso dei declamatori», come si precisa a p. 185). Pertinente Buona è l'analisi dello specifico retorico dei due testi, cui sono rispettivamente dedicate le pp. 33-38 e le pp. 197-202, finalizzato a indirizzare Pinterpretazione normativa da parte dei giudici nella prospettiva piú favorevole a chi sta parlando...
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