Exclusive Interview with Ezio Gribaudo
2022; American Association of Teachers of Italian; Volume: 99; Issue: 3 Linguagem: Italiano
10.5406/23256672.99.3.06
ISSN2325-6672
Autores Tópico(s)Italian Literature and Culture
Resumo(Intervista dell'undici giugno 2022, Torino)Ezio Gribaudo incontrò Pier Paolo Pasolini nel 1967. Pasolini lo ritrasse nello stesso anno quando si rividero presso la Galleria La Minima di Torino in occasione dell'inaugurazione di una mostra di Gribaudo. Tra i due c'era un intenso dialogo e Gribaudo, attento conoscitore della storia del cinema italiano, apprezzava Pasolini come uno dei maggiori intellettuali contemporanei.VICTORIA SURLIUGA (VS): Maestro Gribaudo, vorrei che mi raccontasse del suo incontro con Pier Paolo Pasolini. In quale occasione e perché vi siete incontrati?EZIO GRIBAUDO (EG): Ho incontrato Pier Paolo Pasolini in occasione di un successo televisivo dovuto a un bravo giornalista italiano che si chiamava Guido Piovene.1 Fece una trasmissione popolare che interessò tutta l'Italia: era un programma regionale nel quale, dal Piemonte alla Calabria, in ogni regione ha scoperto tutte le cose che gli italiani non sapevano. Tutto questo era stato fatto sotto la regia della RAI, capitanata da un personaggio che aveva capito l'importanza per gli italiani di conoscere le proprie regioni e i propri angoli reconditi.Rividi Pier Paolo Pasolini in occasione di un incontro a Verona con Palma Bucarelli, che era la Direttrice della Galleria d'Arte Moderna di Roma. Chiesi un incontro a tre perché mi sarebbe piaciuto realizzare una trasmissione con Pier Paolo Pasolini e allora in RAI c'erano Paolo Monelli e dei personaggi incredibili, fra cui anche il sindaco di Roma.Volevo un po’ reinventare questo suo mondo poetico straordinario, al di fuori di quello che era corrente, che avrei pensato poteva essere di interesse popolare. Un'altra mia idea era quella di stampare una rivista per fissare sulla carta le sue idee che si perdevano in televisione. Si può dire che “la vista” di Pier Paolo Pasolini fosse già quello che era Pasolini. Pasolini era un personaggio molto noto e io volevo ingaggiarlo in questa operazione editoriale.In seguito a Torino, venne all'inaugurazione di una mia mostra. In quell'occasione, lui mi fece, di sua iniziativa, un bellissimo mio [ritratto]. Lui era non solo un grande, e c'era tutta una polemica già attorno a tutto questo suo mondo. Non mi interessava quel mondo lì; mi interessava il suo mondo. Palma Bucarelli mi conosceva benissimo: mi aveva premiato niente poco di meno che alla Biennale di Venezia del 1966 e alla Quadriennale di Roma nel 1965, quasi 60 anni fa; fu comunque un incontro singolare, con poi motivi tecnici, di opportunità e di ubicazione, tutti attorno a Pasolini (dove c'era tutto un mondo eccezionale perché lui era uno straordinario personaggio).VS: Non molti sanno che Pasolini avesse anche un interesse a disegnare e ad essere artista.EG: E difatti, fui io il primo. Io non gli chiesi nulla. Chiacchierando con lui, lui tirò fuori un taccuino e fece questo gesto, in un ritratto che ritengo oltremodo assomigliante. Non è stato per la mia richiesta: è stato voluto da lui, che vedeva in me, così, insomma.VS: C’è ancora qualcosa che vorrebbe aggiungere, su Pier Paolo Pasolini e sul vostro incontro?EG: [Per] aggiungere a supportare, bisognerebbe essere presuntuosi. Io avevo già conosciuto i personaggi del ventesimo secolo.VS: Ma è molto interessante il collegamento tra Pasolini scrittore, Pasolini regista, e adesso anche Pasolini artista.EG: Artista è casuale perché non era richiesto il suo intervento, lui aveva un taccuino, prendeva nota e mi ha fatto questo, che esiste ancora, è lì per aria [inquadrato e appeso in una cornice]. Ed è utilizzato come suo gesto e oltretutto è anche assomigliante.VS: Molto, direi.VS: Certo.EG: E lì, tutta la storia, racconta. Ieri è uscito questo documentario. Da tutto il mondo.2VS: Congratulazioni, Maestro Gribaudo. Ha detto delle cose molto importanti su Pier Paolo Pasolini e la ringrazio di questa intervista.EG: Ho detto nulla, perché io non ho la statura per voler giudicare un personaggio del ventesimo secolo, che è stato utilizzato dai partiti, da questi volpini o volponi. Ezio Gribaudo (Torino, 10 gennaio 1929–Torino, 18 luglio 2022) è stato un artista ed editore d'arte formatosi nel rigore di intensi studi di arte grafica, all'Accademia di Brera e successivamente presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino. Aprendo il suo percorso artistico e professionale al lavoro di editore d'arte per le maggiori personalità dell'arte moderna e contemporanea, ha avuto modo di collaborare con Chagall, de Chirico, Fontana, Peggy Guggenheim, Miró, Moore. Così, Gribaudo ha messo insieme un gotha di artisti rinomati, e ha potuto sviluppare idee editoriali di grande impatto che hanno influenzato il suo stesso lavoro artistico, forgiatosi in parte in tipografia. Ha realizzato volumi per le Edizioni d'Arte Fratelli Pozzo, Fabbri Editori, Garzanti, Einaudi, UTET e molti altri. Il suo catalogo di libri, i trentaquattro artisti pubblicati sotto la sua direzione nelle Grandi Monografie Fabbri Editori (1966–1990), include varie voci di maestri dell'arte moderna tra cui Bacon, Botero, Burri, Duchamp, Guttuso, Manzù e Savinio.L'attività di Gribaudo ha anche incluso quella di promotore di notevoli eventi culturali, soprattutto nel settore espositivo. A Torino, ha organizzato una mostra della Peggy Guggenheim Collection nel 1976 alla Galleria Civica d'Arte Moderna e la mostra-spettacolo Coucou Bazar nel 1978 per Jean Dubuffet alla Promotrice delle Belle Arti, organizzata per la FIAT.Con il suo lavoro artistico realizzato attraverso vari media e tecniche miste, nonché i tradizionali strumenti pittorici, è passato dalla grafica alla scultura e alla pittura, con gli utensili della moderna industria tipografica, poi sostituiti con torchi manuali echeggianti la dimensione più artigianale della sua opera. Gribaudo ha elaborato queste tappe figurative come elementi che nel loro insieme costituiscono una vera e propria resa figurativa del mondo e allo stesso tempo di una visione intesa come mimesi del reale, dove ogni aspetto investigato dall'artista viene filtrato dall'opera stessa attraverso una precisa scelta estetica e un attento processo conoscitivo che comprende testi letterari e giornalistici trattati come opere d'arte.Come in un dizionario di immagini, e con l'elaborazione di un lessico funzionale alla sua arte, nella sua carriera Gribaudo ha sviluppato la sua opera attraverso diversi temi fondamentali. A partire dai flani e dai logogrifi (la cui serie si è sviluppata in metallogrifi e saccogrifi), ha aggiunto alla sua produzione i Teatri della memoria, i Simboli del Concilio, i cieli, i dinosauri e le piramidi. I Teatri della memoria propongono uno studio delle arti mnemoniche, nelle quali l'artista ordina il linguaggio secondo vari codici immaginali per ricomporre i segni verbali del reale e ricreare nuovi significati concettuali che evocano il passato da recuperare. Il suo lessico artistico ha incorporato e creato una terminologia precisa e attenta a tutti gli sviluppi che hanno accompagnato la sua produzione, realizzando così delle modalità espressive riconducibili unicamente al suo percorso.Dopo un inizio caratterizzato da uno stile figurativo e non astratto, Gribaudo ha ampliato i suoi interessi pittorici includendo molteplici materiali e tecniche, dando così vita a flani e logogrifi. I monocromatismi bianchi elaborati in tipografia sono stati realizzati con le matrici e le tecniche della riproduzione seriale con i flani, scarti della produzione di giornali e testi editoriali, andando così al di là delle tecniche pittoriche tradizionali. Negli anni Sessanta, ha sviluppato i logogrifi, ovvero impronte tipografiche su carta buvard, prive di inchiostro e impresse a secco (embossing), dimostrando come nel suo lavoro sia fondamentale il rapporto tra testo e immagine.Gribaudo ha vinto il premio per la grafica alla XXXIII Biennale di Venezia (1966) precisamente con i logogrifi, il cui concetto è basato sul gioco linguistico di un logos che passa attraverso rebus verbali e immaginali, dove grifo significa “rete da pesca”. I logogrifi hanno poi dato origine a loro volta a molteplici sviluppi materici e verbali quali i metallogrifi e i saccogrifi.All'interno di questa metamorfosi delle tecniche, continua a tornare un uso della scrittura resa come arte. Le notizie giornalistiche dei flani, ad esempio, vengono trasformate da cronaca dell'esperienza collettiva dell'umanità a testo letterario, o viceversa. Il loro linguaggio si fa immagine, ma allo stesso tempo la stessa immagine viene trattata come linguaggio. Testi antiquari vengono collocati all'interno di cornici pittoriche come intarsi realizzati con la tecnica del collage, con ampio riutilizzo di immagini pre-esistenti e ricontestualizzate.Per quanto riguarda i monocromatismi bianchi, che sono tra gli elementi iconici della sua opera, va tenuto presente che Gribaudo è un attento conoscitore di Malevič, Klein e Rauschenberg, oltre che del surrealismo e della pittura metafisica di de Chirico che hanno influenzato la sua evoluzione figurativa. Il suo uso di ready-made e materiali non tradizionali trova dei rimandi in Burri e Fontana; infine, nel suo uso dell'industria tipografica, Gribaudo si ispira ad alcuni elementi del Futurismo, proiettandoli nella contemporaneità. In senso più ampio, nella sua arte si avvertono rimandi alle strutture di Piero della Francesca, nonché al cubismo, e non solo: la pop art di Andy Warhol, Rothko e l'espressionismo astratto, nonché il surrealismo di Dalí ed Ernst soprattutto se si pensa a La vestizione della sposa.I vari riconoscimenti ricevuti da Ezio Gribaudo includono la IX Quadriennale Nazionale d'Arte di Roma (1965), la IX Biennale di San Paolo in Brasile (1967), il Premio Pannunzio (2003), il Premio Tigullio (2009) e l'IIC (Istituto Italiano di Cultura) Lifetime Achievement Award (2016). Gribaudo è stato insignito della Medaglia d'oro dei Benemeriti della Cultura, consegnata dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in Quirinale (2003), ed è stato Presidente dell'Accademia Albertina di Torino (2003–2005), di cui è anche stato presidente onorario e dalla quale ha ricevuto la medaglia di Accademico d'Onore (2008).Le opere di Ezio Gribaudo si trovano in numerosi musei tra i quali il Museum of Modern Art (MoMA) di New York, il Museum of Imagination di Hudson (New York), la Peggy Guggenheim Collection e Ca’ Pesaro di Venezia, il Museu de Arte Moderna do Rio de Janeiro, il Museum of Modern Art di Eilat, il Robert McDougall Art Gallery di Christchurch, il Musée des Arts Decoratifs di Parigi, il Petit Palais Musée d'Art Moderne di Ginevra, la Narodni galerie v Praze di Praga, la Maison de la Culture et des Loisirs di Saint-Étienne, il Kunstverein di Göttingen, la Galleria d'Arte Moderna di Roma, l'Accademia Albertina di Belle Arti e il Museo Nazionale del Risorgimento, entrambi a Torino, la Galleria Civica d'Arte Moderna di Spoleto, l'Accademia di Belle Arti di Catania.Tra le pubblicazioni e docufilm sull'opera di Ezio Gribaudo, Ezio Gribaudo: La bellezza ci salverà di Adriano Olivieri e Silvana Nota (Skira, 2022), Omaggio a Ezio Gribaudo / Homage to Ezio Gribaudo (E-book, DSpace Open Repositories, Texas Tech University Libraries e ytali.com, 2020) ed Ezio Gribaudo: The Man in the Middle of Modernism (Glitterati, 2016), entrambi di Victoria Surliuga, Ezio Gribaudo: La bellezza ci salverà (regia di Alberto Bader, produzione Quinta Luce, 2020) e La magia bianca di Ezio Gribaudo (regia di Marco Agostinelli e Andrea Liuzza, produzione MAAP The Art of Filming Art, 2015).
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