Artigo Revisado por pares

Ezio Gribaudo: La bellezza ci salverà

2023; American Association of Teachers of Italian; Volume: 100; Issue: 2 Linguagem: Italiano

10.5406/23256672.100.2.09

ISSN

2325-6672

Autores

Victoria Surliuga,

Tópico(s)

Italian Literature and Culture

Resumo

Ezio Gribaudo: La bellezza ci salverà raccoglie l'intera esperienza di uno dei maggiori protagonisti dell'arte moderna e contemporanea italiana. Il libro aggiunge una seconda parte, ad opera dalla storica dell'arte Silvana Nota, al volume di Adriano Olivieri del 2009, Ezio Gribaudo: Il mio teatro della memoria (Skira), integrato da un supporto iconografico, che documenta l'esperienza artistica ed editoriale di Ezio Gribaudo. Recensioni, annunci di mostre, fotografie con i suoi contemporanei e ogni aspetto della carriera artistica di Gribaudo sono accompagnati da una serie di lettere e testi a lui indirizzati da personalità quali Lucio Fontana (1961, 1964), Conrad Marca-Relli (1963), Hans Hoffman (1964), Joan Miró (1967), Marc Chagall (1968), Giorgio de Chirico (1969), Henry Moore (1969, 1970), Peggy Guggenheim (1976) e molti altri.Artista, editore d'arte, grafico, collezionista, Gribaudo si è formato all'Accademia di Brera e alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino. Come editore d'arte, ha lavorato con le maggiori personalità dell'arte e della cultura come Francis Bacon, Fernando Botero, Alberto Burri, Marc Chagall, Giorgio de Chirico, Marcel Duchamp, Lucio Fontana, Renato Guttuso, Peggy Guggenheim, Joan Miró, Henry Moore, solo per citare i più noti, realizzando volumi per editori tra i quali le Edizioni d'Arte Fratelli Pozzo, Einaudi, Fabbri Editori (1996–1990), Garzanti e UTET. Gribaudo è anche stato un infaticabile operatore culturale e promotore di attività artistiche, soprattutto espositive, che lo hanno portato ad organizzare importanti eventi quali una mostra della Peggy Guggenheim Collection nel 1975–1976 e la mostra-spettacolo Coucou Bazar di Jean Dubuffet nel 1978.Gribaudo ha incorporato nella sua produzione artistica gli strumenti dell'industria tipografica attraverso il suo lavoro di editore d'arte. Con l'uso dei torchi industriali e poi manuali, ha creato flani e logogrifi, confluiti poi entrambi nel vasto tema dei monocromatismi bianchi, vero nucleo iconico del suo lavoro. Esposti per la prima volta presso la Galleria del Cavallino a Venezia nel 1961, i flani hanno dato inizio a un connubio tra il lavoro artistico in tipografia e l'uso della carta come strumento creativo. Questo ha portato Gribaudo a sviluppare una visione dell'arte come antipittura, con echi di Burri e Fontana, anche se in realtà la pittura non l'ha mai abbandonata.Con i logogrifi, nel 1966, ha vinto il premio per la grafica alla XXXIII Biennale di Venezia (1966). L'idea di questi lavoro è la creazione di un gioco linguistico tra logos, che passa attraverso rebus verbali e immaginali, e grifo come “rete da pesca”. I logogrifi hanno poi dato origine a loro volta a molteplici sviluppi materici e verbali quali i metallogrifi e i saccogrifi, e inoltre sono stati riconosciuti con diversi premi internazionali tra i quali la IX Quadriennale di Roma (1965) e la Biennale di San Paolo in Brasile (1967), oltre ad essere acquisiti dal MoMA di New York, dal Museo di Arte Moderna di Parigi e dalla stessa Peggy Guggenheim per la sua Peggy Guggenheim Collection. Le opere di Ezio Gribaudo si trovano anche in altri e numerosi musei tra i quali il Museum of Imagination di Hudson (New York), Ca’ Pesaro di Venezia, il Musée des Arts Décoratifs di Parigi, il Petit Palais Musée d'Art Moderne di Ginevra, la Galleria d'Arte Moderna di Roma, l'Accademia Albertina di Belle Arti e il Museo Nazionale del Risorgimento, entrambi a Torino.I logogrifi evocano naturalmente i monocromatismi di Yves Klein e Lucio Fontana, così come rimandano all'opera di Robert Rauschenberg e di Kazimir Malevič (tra il 1910 e il 1925 Malevič aveva già spinto l'arte astratta ai suoi limiti con la serie White on White, esposta al MOMA tra il dicembre del 2012 e l'aprile del 2013). Eliminando i problemi relativi al colore e al movimento, queste composizioni bianche dovevano realizzare una tabula rasa per dare la possibilità all'arte di ripartire da zero. Nel 1951, anche Robert Rauschenberg ha proposto tre pannelli bianchi, su una stessa superficie, allo scopo di cancellare immagini, temi, contenuti e forme della storia dell'arte e ricominciare.I vari riconoscimenti ricevuti da Ezio Gribaudo, oltre ai già ricordati IX Quadriennale Nazionale d'Arte di Roma (1965), la XXXIII Biennale di Venezia (1966), la Biennale di San Paolo in Brasile (1967), includono il Premio Pannunzio (2003), il Premio Tigullio (2009) e il Lifetime Achievement Award dell'Italian Cultural Institute di Los Angels (2016). Gribaudo è stato insignito della Medaglia d'oro dei Benemeriti della Cultura, consegnata dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in Quirinale (2003), ed è stato Presidente dell'Accademia Albertina di Torino (2003–2005), di cui è anche stato presidente onorario e dalla quale ha ricevuto la medaglia di Accademico d'Onore (2008).Oltre a questo notevole libro, pubblicazioni e filmati sull'opera di Ezio Gribaudo includono tre libri di Victoria Surliuga: Omaggio a Ezio Gribaudo / Homage to Ezio Gribaudo (E-book, DSpace Open Repositories; Lubbock: Texas Tech University Libraries e Venezia: ytali.com, 2020), Ezio Gribaudo: Il mio Pinocchio (Pistoia: Edizioni Gli Ori, 2017; con un volume in inglese: Ezio Gribaudo: My Pinocchio, Pistoia: Edizioni Gli Ori, 2017; con il patrocinio della Fondazione Nazionale Carlo Collodi) ed Ezio Gribaudo: The Man in the Middle of Modernism (New York – London: Glitterati, 2016); i documentari Ezio Gribaudo: La bellezza ci salverà (regia di Alberto Bader; Milano: Quinta Luce, 2020) e La magia bianca di Ezio Gribaudo (regia di Marco Agostinelli e Andrea Liuzza; Venezia: MAAP, The Art of Filming Art, 2015).

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