Fermammo persino il vento. Racconti e letteratura di partigiani
2023; American Association of Teachers of Italian; Volume: 100; Issue: 2 Linguagem: Italiano
10.5406/23256672.100.2.13
ISSN2325-6672
Autores Tópico(s)Historical and Environmental Studies
ResumoIl poetico titolo di questa raccolta deriva dall'iscrizione che alcuni rappresentanti della Resistenza posero sulla lapide di un partigiano, Nino Siccardi: “Qui con lui fermammo persino il vento”. Alla sua memoria, e a quella di sua figlia Enza, il libro è dedicato.Il volume si apre con un'introduzione fortemente attualizzante, “Anteriorità della Resistenza”, in cui i curatori si interrogano sul significato della loro operazione in un'epoca segnata da crescenti disparità economiche e da nuove forme di asservimento allo strapotere economico di una minoranza. Facendo riferimento a Deleuze, Codebò e Gallo rintracciano gli antecedenti della Resistenza nella guerra civile spagnola, negli Arditi del Popolo, in varie forme di insubordinazione e ribellione, fino a risalire alle proteste del 1898 a Milano (9). Riscontrano anche, nel tentativo dei partigiani di passare dal fucile alla penna, “il bozzolo di un'idea preziosa per l'Italia del domani, immaginata come un paese in cui tutti potessero accedere agli strumenti indispensabili per comunicare nella modernità, alla lettura e alla scrittura insomma” (12).All'introduzione fanno seguito sette capitoli (“Pensare la Resistenza: I giorni di “Mercurio”; “Guerriglia in città”; “La Resistenza dei civili”; “La sofferenza, la prigione e la morte”; “Partigiani in montagna e tra le paludi”, “Le donne tra guerra e Resistenza”; “Amore e amicizia”), preceduto ognuno da una breve introduzione e comprendente un numero variabile di testi (da tre a sette) tesi a illustrare aspetti particolari dell'esperienza della Resistenza. Tra gli autori dei brani riportati (tutti oggetto di brevi note biografiche in fondo al volume) compaiono tanto protagonisti della scena letteraria (da Vasco Pratolini ad Alba de Céspedes) quanto figure meno note. La polifonia che ne risulta sembra perfettamente funzionale all'intento di mettere in luce la varietà dei contributi alla lotta per la liberazione. Come scrive Alba De Céspedes, “[. . .] la storia [. . .] è fatta di particolari, dell'apporto minimo che ciascuno ha recato, del granello di fede, di speranza, di rischio, di tenacia che ciascuno ha bruciato” (25). Alcuni testi sono stati scritti, se non nel vivo dell'azione (“Non ci si può baloccare con i carboni accesi”, scrive Pratolini [64]), nel periodo immediatamente successivo, quando al nord ancora si combatteva, per usare di nuovo le parole di De Céspedes, “contro il tedesco [. . .] o peggio ancora contro i nostri fratelli che hanno tradito o contro i più deboli che non hanno saputo o voluto resistere, scegliendo l'incertezza e il compromesso” (27). Altri testi, pur pubblicati decenni dopo la fine della guerra, conservano caratteristiche di urgenza e immediatezza, trasmettendo in tutta la sua crudezza la brutalità della lotta civile in cui il Fascismo aveva scaraventato gli Italiani. Tra le vittime della corruzione morale istillata dal regime va annoverato Mario, il medico partigiano protagonista delle pagine di Angelo Del Boca, che si ostina a curare dei Balilla affetti da blenorragia, convinto che “per vincere davvero, in modo che non si parli mai più di fascismo, bisogna che noi ci sentiamo diversi dagli altri. E se non lo siamo, diversi, dobbiamo diventarlo” (155). Questo atteggiamento, che gli costerà la vita (i Balilla contraccambieranno la sua premura squarciandogli la gola alla prima occasione), ripropone il dilemma delle differenze morali tra gli appartenenti ai due schieramenti contrapposti, su cui basti ricordare la riflessione di Italo Calvino nella prefazione del 1964 a Il sentiero dei nidi di ragno. Al tempo stesso, Codebò e Gallo rifuggono dalle rappresentazioni oleografiche della Resistenza: se la violenza fascista assume toni raccapriccianti (si vedano in particolare le pagine su Villa Triste di Raffaello Ramat, quelle sulla tortura di Luciano Bolis e la descrizione delle sevizie inflitte ai partigiani riportate da Guglielmo Petroni [142]), altri testi riportano l'esecuzione di prigionieri (156) e spie (Bruno Berellini, “La Ilde” [181–87]) da parte dei partigiani stessi, nonché le umiliazioni a cui viene sottoposta una quindicenne incinta di un fascista (Angelo Del Boca, “Il figlio della brigata nera” [188–91]). I curatori si dimostrano anche sensibili a questioni di genere laddove smascherano quale “insopportabile sentimentalismo maschilista” il tentativo di rappresentare il rapporto tra una trentina di partigiani e quattro prostitute rapite da un bordello come “una festa dell'amore adolescenziale”, confermata dal rifiuto delle donne di essere pagate (166).Il volume di Codebò e Gallo sembra rivolgersi a un lettore medio che troverà qui raccolto, a un prezzo accessibile e in una veste grafica accattivante, materiale in alcuni casi non facilmente reperibile, potenzialmente in grado di ispirare ulteriori letture. L'utilità del libro per gli studiosi risulta invece modesta per via dei criteri adottati nella presentazione del materiale. La sezione “Fonti”, infatti, elenca in maniera frettolosa (di cui è spia l'identificazione di alcuni autori con nome e cognome e di altri con il solo cognome) le opere da cui sono stati estratti i brani presentati (215). La scelta di fare riferimento a edizioni recenti è comprensibile, ma sarebbe stato opportuno fornire alcune informazioni essenziali circa la storia dei testi antologizzati, indicando ad esempio che la prima pubblicazione de Il mio granello di sabbia di Luciano Bolis risale al 1946. Sorprende poi che la lista delle fonti si concluda segnalando che “tutti gli altri racconti sono stati tratti da Mercurio e solo quello di Del Buono da Il Politecnico”, senza riferimenti bibliografici precisi. Queste scelte editoriali rendono Fermammo persino il vento solo un punto di partenza per studenti e studiosi desiderosi di approfondire la loro conoscenza della letteratura della Resistenza. Il volume, tuttavia, svolge una funzione divulgativa importante (e, in questi tempi, urgente): rendendo facilmente accessibili i lavori di rappresentanti significativi della lotta contro il nazi-fascismo, Codebò e Gallo permettono di apprezzare la portata del loro sacrificio e forniscono strumenti preziosi per contrastare forme insidiose di revisionismo.
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